Sicilia. Barbagallo: “Parchi
Archeologici, prosegue il nominificio del governo Musumeci”
Palermo, 20 giugno 2022 - “Ancora una volta il settore dei Beni
culturali della Sicilia viene ‘lottizzato’ dal governo Musumeci che, in piena
campagna elettorale, ha nominato i nuovi direttori dei Parchi archeologici. Ciò non
avviene sulla base di una valutazione meritocratica, trasparente, dei titoli scientifici e
di servizio, ma addirittura prescinde dallo stesso possesso dei requisiti professionali
richiesti dalle leggi regionali e nazionali”. Lo dichiara il deputato e segretario
regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo che sull’argomento ha presentato un atto
ispettivo all’Ars, dopo che il 15 giugno scorso con decreto assessoriale sono stati
nominati i nuovi direttori dei Parchi Archeologici. Tra questi, solo due sono archeologi
(Naxos e Lentini), la gran parte sono architetti ma ci sono anche 2 geologi (Siracusa e
Catania) e un agronomo (Selinunte). Ma c’è anche chi è stato dirigente del
dirigente del Centro per l’Impiego di Trapani, con una lunga carriera nei Consorzi di
Bonifica e non ha mai svolto servizio nell’assessorato dei beni culturali, come del
resto, i nuovi direttori del Parco di Catania e del Parco di Himera.
“Ma ci sono anche profili di illegittimità – prosegue Barbagallo –
rispetto alle legge regionale 20/2000, che ha istituito il sistema dei parchi archeologici
siciliani, la quale prevede che “l’incarico di direttore del Parco è conferito,
a tempo determinato, dall’Assessore.. ad un dirigente tecnico in servizio presso
l’Assessorato regionale dei beni culturali”.
Ma il “caos” dei Beni culturali è in continua espansione e desta forte
preoccupazione: “Ad aggravare il tutto il decreto n° 9/2022 firmato da Musumeci che
- aggiunge Barbagallo - ha soppresso la distinzione disciplinare delle sezioni tecnico
scientifiche e dei rispettivi direttori che hanno la competenza di emanare gli atti di
tutela relativi: l’archeologo per i beni archeologici, lo storico dell’arte per
quelli storico artistico e via di seguito. Di fatto, facendo prevalere un atto
amministrativo su una norma legislativa – spiega - , il governo regionale trasforma i
“Parchi archeologici siciliani” da organi di tutela e valorizzazione del
patrimonio archeologico e paesaggistico in megaservizi burocratici che dovrebbero gestire
le aree archeologiche e i musei provinciali”
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